Doppio finale by Irene Adler

Doppio finale by Irene Adler

autore:Irene Adler [Adler, Irene]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858517277
editore: Piemme
pubblicato: 2018-07-21T22:00:00+00:00


Capitolo 12

UN POETA ALQUANTO VANESIO

Alcuni minuti dopo, eravamo di nuovo nel sotterraneo. Seguendo i segni lasciati da Sherlock con il gessetto, riuscimmo a ritrovare facilmente l’accesso alla cantina degli Hastings.

– E adesso? – chiesi io guardando i muri circostanti.

Non c’era traccia di altri segni lasciati dal sedicente ingegnere.

– Potremmo provare a disegnare una mappa delle altre gallerie – propose Arsène.

– Però è strano che i segni si interrompano qui. Cos’ha trovato di così interessante il nostro uomo nella cantina degli Hastings?

– Vi assicuro che non c’era nulla di notevole – disse Arsène.

– E neanche al piano superiore – confermò Sherlock. – Però ho una teoria.

Alla luce della lanterna, osservammo le pareti scabre, cercando di trovare indizi della teoria di Sherlock, ma non ci riuscì di trovarvi nulla di notevole.

– Va bene, mi arrendo – sbuffò Arsène ridacchiando. – Qual è la tua teoria?

– Che queste tacche siano solo l’inizio dell’esplorazione del sedicente ingegnere, e che vadano nella direzione opposta rispetto alla nostra – disse Sherlock.

Io e Arsène ci scambiammo uno sguardo perplesso.

– E quindi pensi che sia arrivato dalla cantina degli Hastings?

– Può essere, ma credo che un’altra ipotesi sia la seguente: l’ingegnere non è sceso qui sotto da solo, almeno non subito. Qualcun altro l’ha guidato fin qui.

– Fishbone e i suoi parlavano di trambusto – osservai io. – È probabile che più di una persona sia passata di qui, e non solo una volta.

Sherlock annuì e aggiunse: – Comunque sia, dobbiamo cercare un altro filo d’Arianna. A meno che chi ha condotto qui l’ingegnere conoscesse queste gallerie così bene da muoversi come fanno Fishbone e i suoi, andando completamente a memoria.

Lasciandoci alle spalle la cantina di Grinsted, andammo avanti cercando indizi del passaggio di qualcuno. I muri erano completamente spogli e privi di segni. Ma quando stavamo per spazientirci, ecco che Arsène, dopo essere corso avanti di qualche passo mentre noi scrutavamo palmo a palmo le pareti, lanciò un fischio di trionfo.

– Hai trovato il filo d’Arianna? – chiesi, speranzosa.

– No, ho trovato qualcosa di meglio! – rispose Arsène tutto allegro.

Lo raggiungemmo, e vedemmo che stava indicando un’altra scala a pioli conficcata nel muro, e un’altra botola.

– Ecco perché non c’è nessun filo d’Arianna – commentai. – Non ce n’è bisogno: qui il corridoio è tutto dritto!

– Bene, io adesso vado su a vedere – disse Arsène.

– E se questa volta andassi io? – propose Sherlock.

– Troppo tardi! – esclamò Arsène saltando sulla scaletta.

– Sssh! Parlate piano, così vi farete sentire! – sussurrai, portandomi l’indice alle labbra.

Arsène fece il gesto di cucirsi la bocca, e Sherlock sbuffò, incrociando le braccia, mentre l’amico scompariva oltre la botola. Ma non avemmo occasione di esasperarci per l’attesa, questa volta. Il lontano stillicidio che avevamo sentito per tutto il giorno mutò in un vivace scroscio, e subito dopo un rumore acuto si propagò per i cunicoli, crescendo man mano.

– Non dirmi che è quello che penso… – sussurrai a Sherlock.

Perché quel rumore in avvicinamento sembrava proprio lo squittio di una torma di topi.



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